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Chloe: il pentathlon dei due mondi per vincere l’oro

Australia, il continente più remoto per noi europei. Rugby, football australiano, cricket, nuoto, atletica leggera, ciclismo, vela, canottaggio, tennis, equitazione, triathlon e surf sono tra gli sport più praticati. Una piccola nazione, poco più di 23 milioni di abitanti, dove lo sport è quasi una ragione di vita. C’è una disciplina, però, che non ha tradizione né praticanti. E’ il pentathlon moderno. Cinque discipline in una: scherma, nuoto, equitazione, tiro con la pistola e corsa. L’Australia, per capire meglio, dai Giochi del 1896 a quelli del 2016 ha vinto 496 medaglie. Un bel bottino. Ma non ha mai conquistato una medaglia nella scherma e solo due, di bronzo, nel tiro a segno. Dunque, in due delle cinque specialità del pentathlon moderno gli australiani non hanno mai brillato. Come pensare, allora, di vincere un giorno una medaglia nel pentathlon moderno?

Il primo pentatleta australiano presente ad una Olimpiade fu Daniel Esposito: era il 1984, Giochi di Los Angeles. I suoi genitori erano emigrati dall’Italia in Australia. Dal 1984 in poi poche presenze all’Olimpiade per i pentatleti “aussie”. Insomma, sembrava una pratica quasi chiusa. Poi nel 2012, a Londra, Chloe Esposito, figlia di quel Daniel, si piazza al 7° posto. Un “miracolo” che convince Chloe a puntare in alto. Ma per farlo deve trovare tecnici e compagni di allenamento all’altezza. In Australia non ce ne è ombra. E allora il papà asseconda la figlia coinvolgendo anche il fratello, il quindicenne Max. Li manda in Spagna quasi per un anno ad allenarsi. Poi si trasferiscono per due anni in Ungheria per imparare l’arte della scherma. Si qualificano facilmente per i Giochi di Rio de Janeiro e l’anno prima dell’appuntamento a cinque cerchi sbarcano in Italia, paese di grandi tradizioni nel pentathlon moderno. Prendono casa ad Asti, dove si allena anche l’azzurra Alice Sotero, che a Rio arriverà ottava. Per un anno i fratelli Esposito “rubano” i segreti a tecnici e atleti italiani. Ma, nonostante gli sforzi, nessuno scommette un centesimo su un loro piazzamento olimpico. Il 19 agosto, al Deodoro Stadium di Rio de Janeiro, la 24enne Chloe si presenta sulla linea del traguardo per prima al termine di una lunga rimonta. E’ oro.
In Australia stentano a crederlo. Il mondo del pentathlon stenta a crederlo. Invece è realtà. La storia della famiglia Esposito si concluderà il giorno dopo l’impresa di Chloe, con il 19enne Max capace di chiudere al 7° posto all’esordio olimpico.